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I conti non tornano: chi sta alla cassa?



Scontrini non battuti, storni, annullamento istantaneo dell’incasso: c’è qualcosa che non va?

Gli addetti alla cassa imparano in fretta il funzionamento del registratore fiscale e, a volte, usano queste conoscenze in modo disonesto. Piccoli furti che in fondo all’anno diventano ammanchi importanti.

Le grandi catene di negozi dispongono di registratori di cassa collegati in rete e quindi controllabili da remoto in tempo reale: grazie ad alcune funzionalità, inviano istantaneamente un alert per ogni operazione anomala effettuata, come ad esempio nel caso di reso o di storno.

Nelle piccole realtà imprenditoriali, invece, il controllo delle operazioni di cassa è molto più macchinoso e complicato.

In ogni situazione, grandi catene o piccoli negozi, casi di dipendenti disonesti sono sempre stati riscontrati: arrotondano lo stipendio con piccoli furti, anche quotidiani, e nel lungo periodo arrecano un danno considerevole di cui ci accorgiamo soltanto alla chiusura del bilancio.

Abaco Investigazioni ha seguito moltissimi casi di questo genere, nei quali sono risultati coinvolti dipendenti e responsabili di cassa che, in modi differenti, sottraevano piccole somme di denaro senza dare nell’occhio. Furti anche quotidiani, alla lunga, producevano disavanzi considerevoli.

Molti imprenditori si sono rivolti ad Abaco Investigazioni dopo aver riscontrato più e più volte ammanchi in denaro o inventariali. In altre situazioni, soprattutto nella grande distribuzione, l’intervento dell’agenzia investigativa è stato richiesto già alla prima incongruenza.

Una volta accertate e documentate le responsabilità, è possibile procedere con il licenziamento per giusta causa. La documentazione fornita dall’agenzia investigativa sarà fondamentale e inoppugnabile in sede giudiziaria, nel caso in cui il lavoratore decida di opporsi al licenziamento. Quasi tutti i casi come questi configurano infatti il reato di appropriazione indebita aggravata (art. 646 c.p.), quindi procedibili d’ufficio se portati a conoscenza dell’A.G.

La risoluzione di questi casi avviene attraverso l’attuazione di strategie investigative diverse, a seconda dei casi e dei luoghi, che prevedono il controllo del registratore di cassa, l’intervento diretto, l’acquisto ripetuto e l’istallazione di sistemi di videosorveglianza occultati. Tutte operazioni assolutamente lecite che non comportano alcuna violazione di legge e tantomeno sono considerate lesive dei diritti dei lavoratori.

In particolare, l’installazione di telecamere occulte da parte dell’agenzia investigativa, dietro conferimento dell’incarico, finalizzata alla difesa di un diritto in sede giudiziaria, non costituisce violazione della privacy né dello statuto dei lavoratori: le telecamere hanno infatti il solo fine di individuare l’autore di un reato e non la mera osservazione a distanza dello svolgimento del lavoro. Questo punto è confermato dalla Cassazione Sez. V Penale con sentenza n. 20722/2010 e n. 34842/2011, oltre che dalla Sez. Lavoro con sentenza n. 10636/2017.

Andiamo adesso a vedere alcuni casi realmente avvenuti.

CASE HISTORY: Una nota catena di ristorazione aveva riscontrato in un punto vendita una sensibile diminuzione degli incassi in determinati orari della giornata. In quegli stessi orari erano sempre in servizio quattro dipendenti, e ognuno di questi poteva utilizzare le diverse casse presenti. L’installazione di una telecamera occulta per ogni cassa ha permesso in breve tempo di individuare l’unico responsabile delle sottrazioni, ovvero il manager del ristorante. La procedura del manager, si è scoperto, era sempre la stessa: per alcuni ordini digitava regolarmente e faceva visualizzare alla cassa l’importo sul display, incassava il pagamento, ma subito dopo annullava tutto e passava al cliente successivo. Attraverso la visione dei filmati è stato documentato che il manager sottraeva una media di 40 euro a turno.

CASE HISTORY: Una popolare firma di abbigliamento per bambini aveva riscontrato nel proprio punto vendita di Firenze, vicino alla stazione Santa Maria Novella, un numero anomalo di resi merce e consistenti ammanchi dall’inventario, questi ultimi giustificati come furti. L’indagine investigativa ha accertato che uno dei commessi del negozio, in presenza di clienti stranieri, registrava l’incasso ma immediatamente dopo operava uno storno, anche nel caso che il pagamento avvenisse con carta di credito, consegnando uno scontrino di reso che al cliente straniero sembrava regolare. Questa manovra disonesta veniva effettuata una o due volte al giorno, esclusivamente per acquisti di capi unici dal valore superiore ai 50 euro.

CASE HISTORY: Un ingrosso di ferramenta con cinque dipendenti basava la propria attività commerciale sulla vendita a imprese e artigiani. Pochi casi di vendite a privati, ma uno di questi è stato importante. Un cliente privato infatti aveva riportato un utensile per una riparazione in garanzia, ma la fattura presentata che aveva con sé risultava non essere mai stata emessa. In questo caso l’indagine investigativa ha appurato che il braccio destro del titolare, nonché pilastro dell’attività, ai clienti privati consegnava fatture che non venivano in seguito registrate, mettendosi i soldi in tasca.

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