E' arrivata al Senato della Repubblica la triste vicenda di Giada Vitale abusata, quando era ragazzina, da Don Marino Genova, parroco del paese di Portocannone in provincia di Campobasso. La conferenza stampa promossa dal Senatore Fabrizio Ortis e dall'On. Stefania Ascari ha avuto tra i relatori la dott.ssa Luisa D'Aniello che, più di tutti, ha lavorato sul caso in qualità di psicologa e criminologa. Don Marino è stato condannato in via definitiva per le violenze nei confronti di Giada fino a che questa non ha compiuto quattrodici anni ed è stato invece archiviato per quelle successive a causa delle "scelte" investigative e procedurali attuate dal PM e dal GIP nella prima fase processuale quando il fascicolo è stato diviso in due distinti procedimenti: uno relativo ai fatti avvenuti prima dei quattordici anni per i quali il parroco è stato condannato a 4 anni e 10 mesi per violenza sessuale su minore degli anni quattrodici; l'altro inerente quelli successivi il compimento del quattordicesimo anno che, immediatamente derubricati a "atti sessuali con minore", non è mai arrivato a processo.
Giada Vitale ha avuto il coraggio di denunciare subito e, nonostante fosse la vittima, ha dovuto lottare prima per essere considerata tale e poi per avere una giustizia a metà. La determinazione di Giada non è diminuita e dovrà avere giustizia.
Riferisce la dott.ssa D'Aniello "il Gip che ha sostenuto che Giada dopo una fase di abuso a 14 anni ha dato il consenso a un rapporto con un 55enne. Sono convinta che se Giada fosse stata un uomo non staremmo qui a parlarne. Visto che è una donna il sistema è sordo e violento e alimenta i leoni da tastiera di questo paese ignorando il fatto che ha tentato il suicidio due volte. Giada ha raccontato la costernazione psicologica, ma hanno ritenuto di non classificare la questione come violenza sessuale ma come atti sessuali da 609 quater. Per questo il fascicolo è stato diviso in due faldoni. Non c'è mai stata una perizia nemmeno per i fatti dopo i 14 anni. Il Gip motiva il secondo provvedimento di archiviazione sostenendo di non riuscire a dimostrare lo stato di soggezione della vittima. La Pm nonostante le consulenze di parte che dimostravano lo stato di soggezione sostenne che non era possibile fare valutazioni ora per allora. Il magistrato ha ignorato che i fatti avvenuti dopo i 14 anni avrebbero meritato un approfondimento prima dell'archiviazione." [dall'art. di Viviana Pizzi su MoliseWeb.it del 15.12.2021]
Per chi volesse approfondire:
VIDEO INTEGRALE CONFERENZA STAMPA 15.12.2021
MOLISEWEB.IT Quattrodici anni e un giorno, il caso Vitale in Senato. Ortis: la ministra Cartabia non risponde alle nostre interrogazioni.
RAI STORIE https://www.youtube.com/watch?v=xGE1VKAFeNc
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